mercoledì 17 ottobre 2007

Discorso di Steve Jods a Stanford, 12 Giugno 2005 - STORIA TRE

La terza storia parla della morte.

A 17 anni lessi una frase che diceva all'incirca così: "Se vivete ogni giorno della vostra vita come se fosse l'ultimo, un giorno o l'altro avrete sicuramente ragione". Mi impressionò profondamente e, da allora, per tutti questi 33 anni, ogni mattina mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto: "Se fosse l'ultimo giorno della mia vita, vorrei fare proprio quello che ho in programma di fare?" Tutte le volte che mi sono risposto di no per troppi giorni di seguito, ho saputo che era il momento di cambiare qualcosa.

Ricordarmi che prima o poi sarei di sicuro morto è stato il mio strumento più prezioso per compiere le scelte importanti della mia vita. Perchè le aspettative degli altri, l'orgoglio, la paura di esporsi alla vergogna e di fallire, tutto questo sparisce di fronte alla morte e rimane soltanto cià che conta davvero. Ricordarsi che si deve morire è il modo migliore che conosca per evitare la trappola di credere che abbiamo qualcosa da perdere. Siamo già nudi. Non esistono ragioni per cui non seguire il proprio cuore.

Circa un anno fa mi hanno diagnosticato un cancro. Feci una TAC alle 7 e mezza della mattina: il tumore al pancreas era lì, evidente. Io non sapevo neanche cosa fosse il pancreas. Il medico mi disse che era quasi sicuro che fosse un tumore incurabile e che mi rimanevano da vivere tre o al massimo sei mesi. Mi disse di andare a casa e sistemare le mie cose, che nel codice dei medici, significa: preparati a morire. Significava: trova un modo per dire in pochi mesi ai tuoi figli tutto quello che avresti voluto dire loro nei prossimi dieci anni. Significa: sii certo di aver sistemato tutto per bene, per semplificare al massimo le cose della tua famiglia. Significa: vai a salutare le persone che vuoi salutare.

Trascorsi tutta la giornata in compagnia di quella diagnosi. Poi, la sera, feci una biopsia, ovvero mi infilarono un endoscopio in gola, che attrversava lo stomaco e l'intestino e infilarono un ago nel pancreas per prelevare poche cellule tumorali. Ero sotto anestesia, ma mia moglie, che era lì, mi ha detto che quando videro le cellule al microscopio i medici iniziarono a piangere perchè il mio era una forma rarissima di tumore al pancreas curabile con un intervento chirurgico. Sono stato operato e ora sto bene.

E' stata l'occasione in cui mi sono avvicinato di più alla morte e spero che rimanga tale ancora per qualche decennio. Essendo sopravvissuto a questo, sono ancora più sicuro della certezza di quello che dico, rispetto a quando la morte era soltanto un concetto utile ma puramente astratto.
Nessuno vuole morire. Anche le persone che desiderano andare in paradiso, non vogliono morire per andarci. Però la morte è proprio la nostra comune destinazione. Nessuno ne è mai sfuggito. Ed è esattamente così che le cose devono andare, perchè la morte è la più grande invenzione della vita. E' il più potente agente di cambiamento della vita. Spazza via il vecchio per lasciare posto al nuovo. Adesso, in questo momento, il nuovo siete voi ma un giorno, non troppo lontano, comincerete a diventare il vecchio e sarete spazzati via.

Il vostro tempo è limitato, non sprecatelo vivendo la vita di qualcun altro. Non lasciatevi intrappolare da nessun dogma, ovvero non vivete prigionieri delle conclusioni di un pensiero altrui. Non lasciate che il rumore delle opinioni degli altri soffochi la vostra voce interiore. E, soprattutto, abbiate il coraggio di seguire il vostro cuore e il vostro intuito. Sanno già, a modo loro, ciò che volete davvero diventare. Tutto il resto è secondario.

Siate affamati. Siate sconsiderati. Ho sempre voluto esserlo. E adesso, che vi state laureando per iniziare qualcosa di nuovo, auguro lo stesso a voi.

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